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E’ legittimo il tracciamento del dipendente basato sul sistema di geolocalizzazione dell’auto di servizio

E’ legittimo il tracciamento del dipendente basato sul sistema di geolocalizzazione dell'auto di servizio

Il licenziamento intimato dal datore di lavoro basato sulle risultanze del sistema di geolocalizzazione dell’auto aziendale del dipendente è legittimo e la raccolta e il trattamento dei relativi dati non comportano una violazione dei diritti del lavoratore come sanciti dalla Convenzione dei Diritti dell’Uomo.

A stabilirlo, segnando un importante precedente su questa dibattuta tematica, è stata la Sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo n. 26968/1616 (traduzione non ufficiale) emessa a conclusione del procedimento.

 

Un informatore scientifico, assunto da un’azienda farmaceutica che gli aveva fornito l’auto aziendale utilizzabile anche a fini privati con successivo rimborso dei chilometri percorsi anche al di fuori dell’attività lavorativa, si era opposto alla decisione aziendale di installare il Gps sull’auto.

Il dipendente considerava la decisione contraria alle regole sul trattamento dei dati personali.

L’azienda, intanto, aveva avviato un procedimento disciplinare nei confronti del dipendente perché dai dati raccolti dal Gps era emerso che non aveva completato le otto ore di lavoro e aveva manipolato il Gps rimuovendo la scheda Gsm dal dispositivo. Di qui l’avvio di un procedimento disciplinare e il successivo licenziamento.

 

La Corte Europea sottolinea che il ricorrente era stato informato dell’installazione del Gps, strumento che certo può incidere sul diritto al rispetto della vita privata. Tuttavia, l’azienda aveva informato i dipendenti sottolineando che lo strumento serviva, nel contesto di un controllo delle spese aziendali, a controllare i chilometri percorsi, inclusi quelli relativi agli spostamenti privati, con la precisazione che sarebbe stato aperto un procedimento disciplinare nel caso di contrasto tra i dati rilevati e quelli indicati dal dipendente.

 

Una sentenza importante, non solo perché è la prima volta che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo si pronuncia su un caso di sorveglianza sul lavoro attraverso il sistema di geolocalizzazione, ma perché fissa i criteri per il corretto bilanciamento tra i diritti del lavoratore e del datore di lavoro e decreta la possibilità di usare i dati raccolti nel processo. La Corte sottolinea infatti che il dipendente era stato messo al corrente dell’installazione dello strumento, che può incidere sulla sfera privata.

 

La tematica sarà affrontata nell’ambito dell’evento formativo organizzato da Paradigma I controlli a distanza sull’attività dei lavoratori tra privacy, tutele lavoristiche ed evoluzione tecnologica previsto l’11 maggio 2023

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