La svolta etica del capitalismo coinvolgerà la remuneration policy?
La crisi finanziaria del 2008 ha fatto sì che nei parametri di valutazione di una buona finanza entrassero la sensibilità sociale, il clima e l’ambiente.
I profitti sono apparsi a molti CEO il risultato dello sfruttamento della forza lavoro, della capacità di elusione fiscale, di indifferenza all’impatto ambientale.
La comunità finanziaria ha sentito di conseguenza la forte necessità di un cambio di “modello”.
Molti manager hanno sostenuto l’evoluzione di un capitalismo più creativo, inclusivo e sostenibile con la conseguenza che i Codici di condotta delle aziende hanno iniziato ad incorporare il concetto di stakeholder.
Dalla finanza arriva inoltre un forte segnale che premia i “buoni” comportamenti di una impresa.
Gli investitori infatti utilizzano sempre più i fattori ESG (Environmental, Social, Government) per valutare le aziende determinando così nuovi scenari per il Board e per il management.
Un aspetto rilevante, anche per la sensibilità accentuatasi negli ultimi anni sul tema, concerne i modi e le quantità della remunerazione del management.
In particolare, con il Decreto di recepimento della Direttiva SHRD II, è necessario un processo di adeguamento alle nuove indicazioni.
Qual’è la connessione tra la remuneration policy dei vertici aziendali e le politiche di sostenibilità (CSR)?
Quali sono gli orientamenti e le aspettative degli investitori istituzionali sulle politiche di remunerazione?
Quali sono le novità introdotte dalla SHRD II nella definizione delle politiche di remunerazione e il coinvolgimento degli azionisti?
Queste e altre tematiche verranno affrontate nel corso dell’evento organizzato da Paradigma il 26 settembre a Milano sulle remunerazioni dei vertici aziendali alla luce della SHRD II.
