Finanza sostenibile: Reputazione o business?

Nonostante la spinta impressa dai nuovi criteri EBA, alla fine di dicembre 2020, il 78% delle banche italiane considerava ancora i criteri ESG come un fattore “reputazionale” più che di business. È quanto emerge dalla ricerca del Politecnico di Milano effettuata fra 13 banche italiane che rappresentano il 71% degli attivi totali del sistema bancario.
L’indagine sulle banche italiane e i criteri ESG è stata coordinata dal Prof. Marco Giorgino, ordinario di Financial Markets and Institutions alla School of Management del Politecnico di Milano.
Il Professore commenta «Credo proprio che la percentuale del 78% diminuirà. La sostenibilità è un fattore collegato al rischio e quella percentuale di risposte è la conseguenza di un retaggio culturale che sta rapidamente cambiando. Nelle banche infatti le tematiche ESG erano collocate storicamente nel perimetro della comunicazione. Ma le cose stanno evolvendo e sono convinto che a breve quel 78% calerà. Le regole EBA e della BCE, per non parlare del Recovery plan, hanno dato una decisa spinta anche alle banche europee. D’altronde i criteri ESG mitigano il rischio. È un dato ormai acquisito»
Poiché l’attenzione degli investitori alla sostenibilità è estremamente elevata, è necessario che le politiche di sostenibilità siano ben definite e integrate nelle procedure organizzative e nelle policy decisionali sugli investimenti, anche per evitare che i vertici aziendali incorrano in rischi di responsabilità per la mancata adozione.
Il Prof. Marco Giorgino interverrà il 13 maggio prossimo all’evento organizzato da Paradigma Finanza sostenibile e obblighi di disclosure.
L’obiettivo sarà quello di analizzare le criticità emerse in questi primi mesi di applicazione delle nuove regole; dall’inquadramento dei prodotti finanziari all’interno delle categorie individuate dal SFDR all’interpretazione del principio del “non arrecare un danno significativo” agli obiettivi ESG.
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